E a Nordest il biologico fa boom: crescono NaturaSì e Biolab

Da Monitor di VeneziePost | L’Italia è il primo Paese nell’Ue per numero di aziende attive nel settore del biologico, e le vendite nella gdo sono cresciute del 20% nel 2015. Un giro d’affari stimato in oltre 3 milioni di euro e in continua crescita

Green economy e sostenibilità applicati alla filiera alimentare si concretizzano nella maniera più evidente nel settore del biologico: campo in cui l’Italia è leader a livello di Unione Europea per numero assoluto di aziende attive – 46.000 a fine 2014, secondo gli ultimi dati forniti dalla Commissione Europea, con un +4,9% sul 2014 e seguiti a lunga distanza dalle 30.500 della Spagna. Il mercato italiano è in forte crescita: secondo i dati di Assobio elaborati dall’Istituto Nielsen, nel 2015 si è registrato un incremento del 20% sull’anno precedente, per un fatturato di 863,8 milioni di euro. E ancora più significativo è che i dati siano riferiti alla gdo: non stiamo quindi parlando di canali distributivi di nicchia, ma di prodotti che sono entrati a pieno titolo negli scaffali dei nostri supermercati. Sommando il fatturato delle 55 aziende associate in Assobio, il fatturato del biologico arriva al miliardo di euro; e Biobank stima a oltre tre miliardi di euro il giro d’affari complessivo del biologico. Se il grosso delle vendite è costituito dalle uova (61 milioni di euro) e dalle composte di frutta (60 milioni) a crescere di più sono l’olio extravergine (+47,7% per 23,5 milioni di euro), i cibi di soia (+37,3%, per 34,7 milioni di euro) e la pasta (+29% per 36,9 milioni): un interesse per il biologico che spazia quindi dalla dieta mediterranea alle nuove tendenze alimentari. L’incremento medio per le prime 15 categorie nella gdo si attesta al 18,6%.

Il maggiore gruppo attivo sul fronte vendita e distribuzione in questo settore nel nostro Paese è EcorNaturaSì, nato nel 2009 dalla fusione tra NaturaSì (fondata a Verona nel 1992 con il nome di ISIR) ed Ecor, il maggior distributore all’ingrosso del comparto. EcorNaturaSì, dopo aver chiuso il 2014 con un fatturato di 275,8 milioni di euro e 6,7 milioni di utile netto, nel 2015 ha portato il fatturato a 330; e per il 2016, riferisce il direttore generale del gruppo e presidente di Assobio, Roberto Zanoni, «l’obiettivo è di un +10-12% di fatturato, e l’apertura di nuovi punti vendita, arrivando a 250 dagli attuali 187». I progetti di espansione riguardano anche l’estero: oltre alla Spagna, dove già sono presenti due punti vendita, «stiamo lavorando su Slovenia, Croazia e Serbia – prosegue Zanoni – dove abbiamo acquisito una partecipazione del 25% in una catena locale». EcorNaturaSì costituisce inoltre un esempio di come il biologico susciti l’interesse degli investitori anche da comparti di tutt’altro genere: era infatti assurta agli onori delle cronache nel 2014 l’entrata del patron di Diesel Renzo Rosso con il 26%, tramite la holding Red Circle; ma gli esempi sono tanti, tra cui – tra gli ultimi in ordine di tempo – l’acquisizione da parte di Fratelli Pagani (specialista in aromi, spezie e ingredienti funzionali al mercato industriale) del 93% dell’emiliana Cerreto, che opera nel campo dell’agricoltura biologica.

Ma sono soprattutto le piccole realtà a beneficiare, in termini di crescita percentuale, della grande espansione di questo settore. È il caso ad esempio della goriziana Biolab, fondata nel 1991 da Massimo Santinelli, quando a parlare di biologico, vegetariano e vegano – ambiti specifici su cui Biolab lavora – erano ancora in pochi. L’azienda ha superato nel 2015 i 10,5 milioni di euro di fatturato – il 30% in più sul 2014 e oltre il triplo rispetto al 2012 – ed ha prodotto quasi 9 milioni di pezzi in una quarantina di referenze a base vegetale, impiegando una settantina di addetti (di cui venti stabilizzati nel 2015); e per quanto il 95% della produzione sia destinata al mercato italiano, la quota di export verso Germania, Francia e Paesi Bassi in particolare è in crescita, forte della consistente attenzione verso il made in Italy agroalimentare – giova ricordare che l’export agroalimentare è cresciuto dell’8% nei primi 9 mesi del 2015, toccando quota 27 miliardi di euro, e che per 89 prodotti l’Italia detiene un posto sul podio nelle quote di commercio mondiale (dati fondazione Symbola). Da non tralasciare, infine, la crescita dei pubblici esercizi – dai ristoranti alle gelaterie – d’impostazione biologica, vegetariana e vegana: secondo i dati di Biobank-Fedagri, il fatturato della ristorazione collettiva biologica ammonta a 315 milioni di euro, con quasi 1500 servizi di ristorazione attivi. Sono nate anche vere e proprie catene: è il caso ad esempio di Veggy Days, con 13 esercizi in attività da Trento a Catania e 5 di prossima apertura, emanazione dello specialista romagnolo Con.Bio.

Tornando ad uno sguardo d’insieme, Zanoni – in occasione della presentazione dei dati sopra citati a Bologna Fiere a metà gennaio – ha affermato che «il bio non deve rappresentare la nuova frontiera delle vendite; il bio è un sistema anche di valori, rappresenta un’agricoltura in grado di preservare l’ambiente, la biodiversità, capace di rispondere alle sfide globali e in questo modo deve essere considerato anche dalla Gdo. L’obiettivo è far comprendere agli operatori e ai consumatori il vero valore del bio, al di là del tema volumi e prezzi».

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