Corriere del Veneto / di Fiorella Girardo
Chissà se, vivendo ai giorni nostri, Dostoevskij avrebbe affidato alla bellezza il compito di salvare il mondo, o più pragmaticamente alla circular economy. Di certo le due cose non sono slegate, almeno in Italia, come ha spiegato Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola, durante la giornata di apertura della Green Week, il Festival della Green Economy promosso da Italy Post, Fondazione Symbola e Università di Trento che dall’1 al 3 marzo ha radunato a Trento ospiti ed esperti per esplorare le molteplici declinazioni dell’economia sostenibile.
«Il cammino verso il futuro incrocia strade che arrivano dal passato e che ci parlano di una spinta alla qualità, all’efficienza, all’innovazione, alla bellezza – ha detto Realacci– Una scelta coraggiosa e vincente per le imprese, che investendo diventano più sostenibili e soprattutto più competitive; e per il Paese, che nella green economy e nell’economia circolare ha riscoperto antiche vocazioni e trovato un modello produttivo che grazie a innovazione, ricerca e tecnologia ne rafforza l’identità, le tradizioni e ne enfatizza i punti di forza».
E proprio il rapporto tra aziende e sostenibilità è stato uno dei leit motiv della Green Week, durante la quale 30 fabbriche hanno aperto le porte al pubblico per mostrare cosa significa essere sostenibili nei fatti: 130 relatori, oltre 300 giovani studenti e ricercatori da tutta Italia, più di 15mila visitatori sono solo alcuni dei numeri che hanno caratterizzato la manifestazione, dimostrando come – in questi otto anni di lavoro corale – il Festival sia divenuto un luogo di dibattito, di promozione e valorizzazione delle buone pratiche.
Best practice che si sono tradotte in competitività per le aziende che hanno fatto investimenti green, com’è emerso dalla ricerca elaborata da Symbola, presentata durante la manifestazione. Nel Nord Italia sono 175.573 le imprese che hanno investito in prodotti e tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2: il 25,3% dell’intera imprenditoria extra-agricola nel Nord Ovest e il 26,5% nel Nord Est (contro una media italiana del 24,9%). Non è difficile capire le ragioni di questi investimenti. Le aziende di questa GreenItaly hanno un dinamismo sui mercati esteri nettamente superiore al resto del sistema produttivo italiano, innovano più delle altre e creano posti di lavoro. Parlarne e raccontarlo al grande pubblico produce un circolo virtuoso di contaminazioni positive, dando vita a «una consapevolezza non più solo etica e civile, ma anche economica- come chiosano gli organizzatori – ché produrre Green è un fattore competitivo determinante per vincere la sfida su mercati caratterizzati da consumatori sempre più attenti ai temi della sostenibilità».