Corriere del Trentino / di Margherita Montanari
«In questa congiuntura macroeconomica positiva, l’Italia deve avere il coraggio di investire sulla green economy, il modello economico dei prossimi dieci anni, l’unico in grado di assicurare stabilità e qualità alla crescita, curando al contempo le cicatrici sociali ed economiche che il paese si porta dietro dalla crisi». Parla dal palco della Green Week di Trento il presidente del consiglio Paolo Gentiloni. Non si lascia avvicinare dai giornalisti («Non è giornata»). Anche se, commentando la sconfitta del centrosinistra alle elezioni, si dice «dispiaciuto per un quadro generale devastante», e per l’esito corrispondente in Trentino, storica roccaforte del centrosinistra.
Il premier, ospite ieri a Trento per il Festival della Green economy, ha anche approfittato della breve tappa in città per confrontarsi con il presidente della Provincia Ugo Rossi e con Lorenzo Dellai, ancora in carica come presidente della Commissione dei Dodici. Un incontro blindato, nelle aule del dipartimento di Lettere. L’occasione per setacciare le ultime concessioni all’Autonomia rimaste in sospeso in questa legislatura che si è dimostrata la più produttiva nel dare attuazione allo Statuto; e per valutare in extremis le strategie da applicare sulle partite ancora aperte. Tra queste, la questione del rinnovo della concessione della A22, la cui proroga è a rischio dato che il termine ultimo per la firma è il 30 settembre e il quadro di instabilità politica che si prospetta non dà la certezza che si riesca a formare un governo operativo in tempi idonei. Sul contenuto dei colloqui mantiene il riserbo Lorenzo Dellai. Lascia però intendere, definendo Gentiloni «una bella figura», che un centrosinistra trainato dal primo ministro uscente potrebbe essere cosa buona.
La scommessa di Paolo Gentiloni sulla Green economy è motivata dal «salto di consapevolezza sul tema» che ha notato soprattutto nelle nuove generazioni. «Se, come diceva Alex Langer, la conversione ecologica si afferma quando diventa socialmente desiderabile, credo che ci troviamo nel momento adatto a una svolta green dell’economia italiana». Potrebbe far credere il contrario la reazione ottenuta dall’introduzione dei sacchetti biodegradabili a pagamento nei supermercati, a suo avviso «eccessiva». Invece «i dati positivi sul riciclo dei rifiuti dicono che sul tema c’è attenzione». «Sotto questo aspetto l’Italia, pur con differenze tra le varie regioni, è molto competitiva — chiosa il premier uscente — A Trento si ricicla l’80% dei rifiuti, direi che stiamo andando decisamente bene».
Si muove poi lungo due binari l’impegno preso dal governo italiano uscente verso un’economia green. «Sul fronte delle strategie energetiche, l’Italia punta all’uscita totale dall’economia del carbone, almeno nel termoelettrico, entro il 2025, e scommette sul gas come energia di transizione», spiega. A questo disegno va associato «un investimento per l’impresa 4.0». Senza dimenticare che «la green economy tende a creare più che a distruggere posti di lavoro». Il tutto si inserisce nella cornice dell’economia circolare, «in grado di rendere la limitatezza delle risorse una risorsa». La sintesi è, insomma, che «la competitività del sistema italiano nel campo della conversione ecologica è reale e deriva in parte da misure legislative che l’hanno incoraggiato, in parte dal fatto che un terzo delle imprese hanno investito trasversalmente in tecnologie green, consapevoli che tingersi di verde fa marketing e rende più competitivi».