Corriere della Sera – Buone notizie / di Nicola Saldutti
È inutile girarci intorno, per molto tempo le aziende hanno considerato la sostenibilità poco più di un blasone da mettere accanto al loro marchio. Sotto sotto ritenevano che la dimensione «green» fosse una efficace occasione per presentarsi ai propri clienti con un volto compatibile alle nuove sensibilità verso il pianeta. Poi è successo qualcosa, la sostenibilità è diventato un fattore di competitività.
Risparmiare acqua o adottare procedure che limitano gli sprechi di materiali o rendono migliori le condizioni di lavoro o riducono l’impatto sull’ambiente, oltre a essere eticamente necessario è diventato economicamente interessante, anche vantaggioso.
Ed è per questo che negli ultimi anni accanto ad aziende che sono nate sostenibili, i big hanno cominciato a riorganizzarsi, riconvertirsi (non sempre velocemente). Anche i manager si sono abituati a ragionare in modo sostenibile. Certo la direttiva europea sull’economia circolare, i 17 obiettivi indicati dall’Onu, il quadro normativo nazionale sono tutti orientati verso questo cambiamento. Ma l’accelerazione è legata al fatto che anche da un punto di vista economico-finanziario la sostenibilità è diventato un punto di forza. Ci sono banche che non finanziano chi non è carbon free, ci sono startup in grado di migliorare i processi produttivi per ridurre il consumo energetico. Le università sono impegnate a orientare le intelligenze alla ricerca di nuovi materiali e nuove soluzioni. Come dire, la tecnologia e la creatività, come il Festival Green di Trento, dimostra, sono ormai in moto.
E il made in Italy, che racchiude molti di questi valori, ha solo bisogno di qualche aggiustamento per essere pienamente sostenibile. La domanda è: per chi? Certo per le generazioni future, ma anche per quelle presenti. Cambiare il modo di lavorare per ridurre l’impatto (negativo) sul territorio, sul consumo dei suoli e magari diventare motori green dell’economia ormai va fatto. Qualche anno fa le emissioni obbligazionarie cosiddette green erano praticamente pari a zero, adesso viaggiamo intorno ai 300 miliardi di euro. Questo vuol dire che anche il risparmio, la principale fonte energetica della crescita sta crescendo. Un tempo la distinzione era tra la old e la new economy, oggi la parola sostenibile va integrata, non è più un aggettivo di cui si può fare a meno.