L’industria punta sulla green economy: creati già 3 milioni di posti

Corriere della Sera / di Francesca Basso

«L’Italia è sempre stata esemplare nel fare della limitatezza delle risorse una risorsa e questo è l’orizzonte dell’economia circolare». Non è stupito il premier Paolo Gentiloni nel constatare alla Green Week di Trento — il Festival sull’economia sostenibile organizzato da ItalyPost fino a domani — che le imprese italiane siano «già competitive» in questo ambito.

«In un quadro non privo di contraddizioni — ha detto il premier uscente —, siamo competitivi rispetto ai grandi Paesi europei. Siamo messi piuttosto bene sull’efficienza energetica, sul riciclo dei rifiuti, siamo molto avanti rispetto a Germania e Francia come quota di rinnovabili e come utilizzo delle materie seconde, abbiamo una tradizione straordinaria nella chimica verde». Gentiloni interviene a Trento «in un momento particolare per me, ma è anche un momento interessante per discutere delle grandi sfide ambientali», ora «si deve mettere al centro dell’agenda la cura delle cicatrici della crisi e investire nel delineare la vocazione futura del Paese indicata dall’economia reale».

Segnali sono arrivati dall’incontro a cui hanno partecipato il ceo dell’Enel, Francesco Starace, il presidente e ceo di Ima, Alberto Vacchi ed Ermete Realacci, presidente di Symbola, che ha presentato i risultati del rapporto GreenItaly 2017 realizzato con Unioncamere. Dallo studio emerge che «il 27% delle aziende italiane dal 2011 a oggi ha investito in tecnologie green, percentuale che tra le manufatturiere sale al 33,8 e che nel Nordest più la Lombardia raggiunge il 41. Sono stati creati 3 milioni di green jobs».

Per i grandi gruppi è da un po’ che il mercato chiede più attenzione alla sostenibilità. In campo energetico la strada per la decarbonizzazione richiede anche decisioni politiche. «In Italia abbiamo ancora 5 centrali a carbone, tre non andranno oltre il 2021 mentre per le altre due è prevista la chiusura nel 2025 – ha spiegato Starace –. Ma occorre discutere con il governo che verrà che politiche seguire e quali misure adottare per non lasciare una parte di Italia al buio». Comunque, «l’obiettivo mondiale di un’economia carbon neutral entro il 2050 non è un sogno. Il tempo c’è, bisognerà decidere su quali rinnovabili spingere: in Italia il vento non è tantissimo ma si può fare molto nell’idroelettrico, nella geotermia e nel solare usando i tetti delle abitazioni».

La green economy coinvolge anche la manifattura, un percorso «ineluttabile» per Vacchi, che un anno fa ha investito in Atop, azienda focalizzata sul processo di automazione dei motori elettrici. «Il tema di come manipolare le componenti elettriche all’interno di processi di automazione sarà uno degli elementi cardine di questa realtà. È un segmento in cui nei prossimi anni si avranno effetti dirompenti».

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