Huffpost / di Jessica Abbuonandi
Con l’approvazione e la pubblicazione del Piano per la transizione ecologica, i privati saranno ancora più coinvolti, a livello sistemico, in questo viaggio globale verso un mondo più verde
Sempre di più le imprese investono in tecnologie green. E ora, con l’approvazione e la pubblicazione del Piano per la transizione ecologica (Pte), i privati saranno ancora più coinvolti, a livello sistemico, in questo viaggio globale verso un mondo più verde. Il piano pubblico e quello privato, infatti, convergono progressivamente, combinando i loro sforzi. In questo percorso, le iniziative delle imprese svolgono un ruolo di primo piano per trainare l’innovazione, necessaria a trovare soluzioni nuove a problemi vecchi e non più trascurabili. Ma esattamente di cosa parliamo quando parliamo di green tech e su cosa si sta davvero giocando il nostro futuro?
Quando si parla di crisi ecologica, l’attenzione va soprattutto all’inquinamento e agli scarti che produciamo, finendo per insistere soprattutto sull’importanza di cambiare gli stili di vita dei singoli: consumare di meno, riciclare di più. In effetti, non è tutto qui. I metodi di produzione e quelli di smaltimento dei rifiuti, ma anche la logistica e, ancora, la gestione delle risorse naturali, non dipendono soltanto dalla buona volontà dei singoli individui e anzi, per lo più, il peso e il costo che derivano dal mantenere in moto questi processi ricade sulle aziende che se ne occupano. Ma produrre in maniera ambientalmente sostenibile può essere molto oneroso – e quindi economicamente insostenibile – anche per la meglio intenzionata delle aziende. Se però si investe nell’innovazione e si cambia prospettiva, questa idea può essere ribaltata, al punto che l’attenzione all’ecologia può persino trasformarsi in un asset. Il punto di partenza di qualsiasi riflessione, dunque, dev’essere l’innovazione.
Le fonti energetiche, per esempio, rappresentano uno dei punti più problematici dal punto di vista della sostenibilità in senso lato. Le fonti rinnovabili, non a caso, sono un tema ormai da tempo, rendendo possibile immaginare un approvvigionamento energetico alternativo ai carburanti fossili, economico e a bassissimo impatto. Uno dei grandi problemi in questo campo, oltre ai metodi e alle tecnologie di raccolta dell’energia, è il suo stoccaggio. Come conservare l’energia e come trasportarla? Ancora, come impiegarla in maniera efficace ed efficiente? Questo ultimo aspetto, in particolare, aiuta a mettere in luce la centralità dei settori di ricerca e sviluppo nei processi di transizione ecologica e come sia fondamentale la sinergia tra la proposta dei privati e i soggetti pubblici. Possiamo prendere ad esempio le automobili elettriche: chiaramente è stato necessario sviluppare dei motori in grado di sfruttare l’energia elettrica perché si cominciasse a combattere seriamente l’inquinamento dovuto ai gas di scarico. Allo stesso tempo, i consumatori devono essere in grado di fare rifornimento ed è noto come parte delle resistenze al passaggio all’elettrico per i trasporti privati sia dovuta alla mancanza di infrastrutture diffuse ed efficienti.
Ma l’inquinamento e lo spreco di risorse hanno anche origini meno immediate di questa: ne sono un esempio di enorme impatto i data center, imprescindibili per il nostro stile di vita ma con un altissimo costo di mantenimento in termini non soltanto di consumi energetici, ma anche di emissioni di CO2. In una società fondata sui dati come quella in cui viviamo, è quindi di assoluta importanza investire nello sviluppo di server a basso impatto senza perdere in efficienza. La questione dei server può essere utile per illuminare ancora una volta come, quando si parla di sostenibilità, aspetti apparentemente lontani delle nostre vite si intreccino inevitabilmente: per esempio, l’organizzazione del lavoro ha un impatto ambientale e, soprattutto ora che si sta diffondendo sistematicamente il ricorso allo smart working, lo sviluppo di metodi efficienti aiuta a ridurlo. Infatti i server on-cloud sono molto meno impattanti dei server on-site, oltre che meno costosi per le imprese, dimostrando come sia necessario sviluppare nuove tecnologie di cui gioverebbe la collettività intera.
Di più, quando il concetto di collettività viene messo al centro, può portare a cambiamenti profondi e duraturi. È un esempio delle potenzialità di questo modo di pensare il progetto di ReFi (finanza rigenerativa) portato avanti da Celo, che si fonda sulla comunità e interviene sulle criticità dell’attuale sistema finanziario globale reinterpretandolo a partire dalle risorse veramente vitali per la nostra sopravvivenza: quelle naturali. Infatti la blockchain dell’ecosistema Celo è carbon-negative e la riserva di criptovaluta Celo è al 40% sostenuta da foreste. Il concetto alla base è illuminante: se il valore del denaro è ancorato a un bene, gli esseri umani cercheranno di procurarsi quantità maggiori di quello stesso bene; se quindi una valuta viene sostenuta da risorse naturali, si farà di tutto per accrescerle. In questa visione, la comunità svolge un ruolo fondamentale, per la partecipazione e adesione al progetto ma anche per la cura e il monitoraggio delle riserve. Celo e la sua ReFi sono un esempio chiarificatore di come tutti gli aspetti dell’organizzazione delle nostre società siano collegati fra loro e di come non sia possibile un cambiamento senza unire il pensiero laterale alla cooperazione di tanti soggetti diversi, dagli ingegneri agli imprenditori, senza mai dimenticare la società civile.
È chiaro ormai che, per capire fino in fondo perché sono sempre di più gli investimenti in questa direzione, è necessario leggere il tema attraverso una prospettiva sinergica tra imprese, governi e organizzazioni internazionali, all’insegna dell’innovazione: questa consapevolezza sta prendendo piede e ne sono testimoni eventi come la Green Week, il festival della green economy tenutosi a Parma dal 7 al 12 giugno. La Green Week si è articolata in due fasi: a tre giorni dedicati a un tour delle “Fabbriche della Sostenibilità – in cui cinquanta aziende di ogni parte d’Italia aprono le porte per far conoscere il proprio lavoro e le proprie iniziative a favore della sostenibilità – è seguito il Festival della Green Economy – tre giornate di eventi dedicati ad approfondire ed esplorare i temi dell’innovazione green.
Eventi come questo mettono in luce come nell’incontro e nello scambio di competenze, risorse e idee tra diversi soggetti – imprese, studenti e ricercatori, istituzioni, giornalisti e divulgatori – emerga una cultura nuova capace di integrare la tecnologia, la natura e l’elemento umano, che ci permette di immaginare soluzioni ai grandi problemi del nostro tempo. Sono tante le imprese che hanno partecipato alla Green Week e che si stanno impegnando per filiere ecologiche e sostenibili, proponendo idee e iniziative che ristrutturino le nostre economie a partire dalle tecnologie che scegliamo di utilizzare. L’occasione per intessere una rete di idee e progetti è la chiave di volta per un cambiamento davvero diffuso su larga scala.