Noi campioni di economy

Corriere Buone Notizie / di Giulio Sensi

Grazie alla green economy il Nord Italia nel 2019 ha avuto 307mila nuovi contratti di lavoro in più e i «green jobs» crescono nel settentrione a un tasso più alto della media italiana. Se i dati del Rapporto GreenItaly promosso dalla Fondazione Symbola e Unioncamere svelano la sorpresa di un’economia italiana molto più ecologica di quello che si possa pensare, parlano anche di un nord a trainarla, in virtù della sua maggiore forza economica. Ma non solo. «Possiamo dire – racconta il presidente della Fondazione Symbola Ermete Realacci – che è ormai è la green economy a decidere se un’economia tira o non tira. Anche se la percentuale di aziende che si orientano in senso ambientale è indipendente dalle dimensioni e dalla collocazione geografica, la forza economica del nord si sente nella green economy e crea ancora più occupazione.

Il divario è quantitativo, ma non percentuale, ce ne sono molte di più perché ci sono più imprese, ma la tendenza alla crescita è presente in tutta Italia». Veneto e Lombardia fanno la parte del leone fra quelle che hanno fatto eco-investimenti. Se la provincia di Milano presenta in assoluto i numeri più alti (30.902 imprese «eco-investitrici» negli ultimi 5 anni, il 35,1 per cento del totale con 74mila contratti «greenjobs» attivati nel 2019), tutte le province più grandi sono poco sotto o sopra la quota di un terzo di aziende «green» sul totale: Treviso, Vicenza, Padova, Verona, Trento, Venezia, Bologna, Torino, Bolzano, Genova, Biella, Parma, Modena, Ravenna. «Abbiamo registrato – prosegue Realacci – una naturale spinta delle aziende italiane alla sostenibilità, pur in assenza di specifiche iniziative della politica e delle istituzioni». Benefici economici Decisiva non è solo la sensibilità ambientale, ma anche la competitività sui mercati internazionali e quindi la crescita dell’export.

Come racconta l’esempio della produzione di giostre italiane, le più vendute in tutto il mondo. «L’Italia – spiega Realacci – è il Paese con il maggiore saldo commerciale al mondo nella vendita di giostre: 229 milioni di dollari. Ben davanti a Germania (152), Olanda (109), Canada (107) e Svizzera (66). Queste aziende si concentrano nei distretti del sud del Veneto e di un pezzo di Romagna e il loro successo non è dovuto solo alla bellezza, alla creatività, all’ingegno, alle competenze tecniche o alle nuove tecnologie impiegate. Decisiva è l’efficienza nei consumi energetici e nell’utilizzo di fonti rinnovabili». I comparti dove l’investimento green porta benefici economici sono molti e qui possiamo elencare alcuni esempi. L’industria italiana del legno-arredo, particolarmente concentrata nel nord del Paese, è la terza al mondo nel saldo della bilancia commerciale (10,4 miliardi di dollari) dopo Cina e Polonia, e la prima in Europa in economia circolare: il 93 per cento dei pannelli truciolari prodotti in Italia è fatto di legno riciclato (in Belgio l’84 per cento, in Danimarca il 60, in Germania il 59 e in Francia il 50).

La lavorazione del legno italiano produce meno emissioni climalteranti rispetto agli altri grandi produttori europei: 26 chilogrammi ogni mille euro di produzione contro i 43 della Germania, i 49 francesi, i 79 britannici e gli oltre 200 spagnoli. Anche nella moda si trovano le stesse dinamiche: con il 6,8 per cento sul totale l’Italia è il secondo Paese per quote di mercato nel campo della moda, dopo la Cina (37 per cento) e davanti alla Germania (5,5 per cento). «Delle 80 aziende – spiega Realacci – che nel mondo hanno aderito alla campagna Detox di Greenpeace per eliminare prodotti tossici e inquinanti negli abiti, 58 sono italiane. L’Italia, dopo il Vietnam, è il secondo esportatore di abbigliamento verso la Cina con il 17 per cento delle importazioni cinesi, di gran lunga il primo tra i Paesi che producono moda di qualità». E un’altra sorpresa riguarda le aree agricole coltivate a biologico: anche qui l’Italia è leader in Europa e si conferma ai vertici mondiali per quelle coltivate a biologico: è bio il 15,5 per cento della superficie agricola nazionale utilizzata. La Spagna è al 9,7, la Francia al 7,5, la Germania al 9.1. L’evento Gli esempi sarebbero molti e l’economia italiana è già attrezzata per contrastare la crisi climatica, grazie all’incontro fra le nuove tecnologie e i settori tradizionali. È l’Italia raccontata e analizzata nel Festival della Green Economy in programma a Trento e Rovereto dal 27 febbraio al 1 marzo: promosso e organizzato da ItalyPost con Fondazione Symbola, Università di Trento e altri soggetti in collaborazione con Buone Notizie, il Festival sarà preceduto dal 25 al 27 febbraio da un viaggio in oltre venti «Fabbriche della sostenibilità».

Nel complesso una Green Week che «incrocia – conclude Realacci – elaborazioni teoriche con esperienze economiche, mettendo insieme soggetti differenti per far emergere quanta ricchezza ci sia in Italia su questo fronte». Trecento relatori per 60 eventi che daranno voce ai protagonisti dei mondi dell’economia, della finanza e delle istituzioni attenti ai temi della sostenibilità: trasporti e mobilità, turismo, abbigliamento e tessile, edilizia e architettura, finanza, chimica, verde e agricoltura.

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