L’orologio sta ticchettando: diminuire le emissioni di gas serra entro il 2030 è fondamentale per evitare catastrofiche disgregazioni climatiche.
Un obiettivo che Parma, scelta dalla Commissione Europea tra 100 città in Europa e 9 in Italia per raggiungere la neutralità climatica entro il 2030, ha ben chiaro, in tutte le sue difficoltà e opportunità. Per raggiungerlo, però, cosa si deve fare? «Fondamentale è che pubblico e privato facciano sistema» concordano i numerosi relatori che ieri pomeriggio, in occasione della Green Week, sono intervenuti a Le Village Crédit Agricole di via Cavestro in occasione dell’incontro: «Parma carbon neutral 2030 – Strumenti e obiettivi della città verso il futuro», moderato dal giornalista Nicola Saldutti. «Gli effetti dei cambiamenti climatici sulla vita delle persone e sui sistemi ambientali, sociali ed economici delle nostre città sono evidenti – afferma Gianluca Borghi, assessore alla Sostenibilità ambientale, energetica e alla Mobilità – Serve adottare misure ben oltre l’emergenza: è necessario collaborare». Un percorso condiviso e il cui partner economico è proprio Crédit Agricole: «Abbiamo aderito fin da subito con entusiasmo perché condividiamo gli obiettivi di questo percorso, che punta dritto verso la costruzione di una nuova economia – dichiara Elisa Dellarosa, responsabile direzione Affari societari e sostenibilità di Crédit Agricole Italia -. Lo consideriamo un viaggio collettivo che parte dall’Europa per giungere il singolo cittadino».
Protagoniste di questo processo sono anche le imprese: «Si deve allargare il campo il più possibile affinché il sistema industriale arrivi compatto su questi obiettivi – sottolinea Gabriele Buia, presidente dell’Unione parmense degli industriali -. La strada, però, non è semplice e bisogna investire molto». C’è un aspetto da tenere in considerazione: «L’aspetto valoriale, che va al di là degli obiettivi – aggiunge Roberto Ciati, vicepresidente degli affari pubblici, scientifici e della sostenibilità del Gruppo Barilla- è fondamentale per prepararsi al futuro».
Il primo passo, infatti, è proprio «creare e diffondere una cultura della sostenibilità anche all’interno della filiera delle piccole imprese» sostiene Andrea Allodi, direttore provinciale Cna Parma. In questo percorso verso la transizione ecologica, un ruolo fondamentale è giocato dall’università: «I nostri studenti ci chiedono di essere sostenibili, non possiamo non ascoltarli – dice il rettore Paolo Martelli -. Dobbiamo rispondere adeguatamente alle esigenze, anche grazie al lavoro di ricerca». Inoltre «è necessario cambiare mentalità, identificando scenari – aggiunge Selina Xerra, direttore Corporate social responsability e comitati territoriali Iren – e tornare a praticare la cooperazione per realizzare grandi cambiamenti insieme alla comunità».
Un cambiamento che non è scandito e segnato solo da cifre, date, numeri: «Per fare bene le cose insieme bisogna essere preparati e consapevoli – fa notare Davide Bollati, presidente gruppo Davines -, ma oltre ai numeri, bisogna riuscire a buttare il cuore oltre alle cifre e alle misurazioni». Anche perchè «la transizione ecologica è l’unica speranza che abbiamo e va realizzata a tutti i costi – conclude Maria Paola Chiesi, vicepresidente Gruppo Chiesi -. Per farlo, è necessario che tutti insieme andiamo verso la stessa direzione, oltre gli interessi individuali: i vincitori, nel caso, saremmo tutti noi».