Qui sostenibilità fa rima con business

Corriere Buone Notizie / di Paola D’amico

Lattebusche – Le Dolomiti dei quattro formaggi
Profumo di Dop: Asiago, Piave, Montasio e Grana. A Busche (Bl), zona incontaminata e ricca di pascoli ai margini del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, in latteria si lavora solo il latte fresco, raccolto da oltre 380 allevatori, unendo tradizione e qualità artigianale a tecnologie produttive all’avanguardia. A Lattebusche «nascono» solo formaggi di montagna e Bio. E la sostenibilità si declina nel produrre rispettando il territorio, fonte della materia prima. Fondamentale quindi l’impegno nel garantire le condizioni per cui gli allevatori possano rimanere in montagna, mantenendo un presidio per la cura dell’ambiente naturale e contrastando il fenomeno dell’abbandono del territorio. Le politiche adottate – riduzione di consumi e emissioni, utilizzo di energie rinnovabili – hanno permesso di ottenere 7 premi per la responsabilità sociale e ambientale negli ultimi 5 anni. Si investe poi nell’aggiornamento tecnologico degli impianti, in sei stabilimenti da Busche a Chioggia (Ve) per garantire standard qualitativi e igienici elevati, con oltre mezzo milione di controlli lungo tutta la filiera ogni anno.

Cielo e Terra – Vino sostenibile con la filiera corta
Bottiglie leggere, imballaggi di carta certificata, attenzione alle performance ambientali. «Cielo e Terra», che esporta in più di 60 Paesi, è profondamente radicata nelle terre vulcaniche del vicentino: la famiglia Cielo, che produce vini dal 1908, e i viticoltori delle Cantine Colli Berici, una delle prime realtà cooperative nazionali. Il percorso di «Cielo e Terra» orientato alla ecosostenibilità comincia dalla filiera corta e controllata e prosegue a 360 gradi: dalla scelta di tecnologie innovative (illuminazione Led, recupero di calore dagli impianti tecnici e dell’acqua di processo). E si inserisce nell’ambito del progetto europeo Promoting Industrial and Engineering Efficiency, curato da Area Science Park di Trieste, centro di eccellenza nella ricerca internazionale. Il tema dell’energia – in Italia il costo è del 30% superiore alla media europea – è infatti un asset fondamentale per la competitività delle aziende. Non ultimo, il miglioramento dei processi e dell’ambiente lavorativo (primo caso di azienda vinicola in Italia ad aver introdotto fin dal 2006 il lean management per la riduzione degli sprechi).

Italcementi – Costruire rispettando la biodiversità
Recupero delle aree estrattive, conservazione della biodiversità. Sono solo due delle azioni adottate da Italcementi, da 150 leader in Italia nel settore dei materiali da costruzione in nome della sostenibilità. Le aree recuperate possono essere destinate ad attività agricole, alla riedificazione di ecosistemi attraverso il rinverdimento e il rimboschimento, alla creazione di aree faunistiche, ricreative, parchi naturali o giardini, all’insediamento di nuove aree di sviluppo industriale o commerciale. Trovare l’equilibrio tra creazione di valore economico, tutela ambientale e responsabilità sociale è un impegno strategico. Italcementi, infatti, è membro fondatore del Green Building Council Italia, l’associazione che si occupa di favorire la diffusione dei principi dell’economia circolare nel settore edilizio in Italia. E così, per esempio, un cemento sostenibile dal cuore degli Appennini può raggiungere l’lnghilterra compiendo gran parte del tragitto su ferrovia. Italcementi è parte di Heidelberg Cement Group, il primo produttore mondiale di aggregati, il secondo nel cemento e il terzo nel calcestruzzo.

Laprima Plastics – La vita infinita dei pezzi imperfetti
L’idea, cioè recuperare le materie plastiche «complesse» (cromate, verniciate, assemblate), pezzi indispensabili di ogni auto moderna che però se difettosi vengono scartati e finiscono direttamente dalla linea di produzione alla discarica, è diventata un brevetto. E oggi «Laprima Plastics srl», fondata da Filippo Dall’Acqua, ingegnere chimico, nel 2012 a Isola Vicentina (Vi), lavora in tutta Europa. Recupera 9 milioni di chili di scarti industriali di plastica ogni anno e la rimette sul mercato. «Le lavorazioni cui sono sottoposti i pezzi (cromatura, verniciatura, inserimento di metalli) rendono più veloce il processo produttivo, l’assemblaggio dell’auto, ma gli scarti sono molti. Noi abbiamo studiato il modo di separare la plastica da vernici, cromatura e metalli così da poterla rigenerare. Le nostre lavorazioni sono meccaniche ed ecologiche, non prevedono l’utilizzo di prodotti chimici né producono acque reflue. Il 98% di ciò che entra nella nostra azienda diventa “materia prima seconda” adatta alla produzione di nuovi manufatti e non ci sono pressoché scarti di lavorazione». www.laprimaplastics.com

Lago – Cultura del benessere oltre il design
In occasione di Open Factory, Lago Fabbrica, che progetta e realizza arredamenti made in Italy, apre le porte per raccontare dove e come nascono i suoi arredi. Non si parlerà solo di design. Con tour guidati nello showroom, negli spazi produttivi e nel nuovo hub logistico, costruito secondo i principi della bioarchitettura. La fabbrica di Villa del Conte (Pd) è totalmente permeabile dall’esterno, trasparente, con tetto ventilato che consente l’isolamento termico in estate e in inverno, con ricadute positive sulla qualità della luce. È stata ideata per mettere al primo posto il benessere dei lavoratori. L’ad Daniele Lago spiega che sostenibilità significa «produrre pensieri con una visione a lungo termine» e che questo «produce anche bilanci positivi». Il tema ambientale non si risolve infatti solo in un progetto tecnico come, per esempio, «la futura vernice allo studio che abbatterà l’emissione di CO2», ma «è una cultura diffusa, un approccio alla vita, consapevoli che dobbiamo tenerci stretto il pianeta su cui viviamo». Cultura diffusa come testimonia la community Lago che su Facebook conta un milione di persone.

Fomet – Quel chicco di caffé per la buona Terra
Dal letame nascono i fiori, cantava de André in «Via del campo». Lo sanno bene alla Fomet di San Pietro di Morubio (Vr). Dove Paolo Cappellari nel 1973, pioniere dell’economia circolare, iniziò a recuperare e riciclare gli scarti trasformandoli in fertilizzante ecologico e bio. Sin dal principio ha applicato su scala industriale metodi e sistemi di lavoro naturali, che prevedono «il ritiro controllato di matrici organiche di letami selezionati, la maturazione con processo monitorato di essiccazione/concentrazione/umificazione per molti mesi e la conseguente formulazione di fertilizzanti» per soddisfare le più diverse esigenze di campagna. «Facciamo una stagionatura del prodotto base, lo stallatico, per un lungo periodo, come si fa con un formaggio o con il vino – precisa il figlio del fondatore, Giorgio Cappellari, ceo di Fomet – ma recuperiamo anche altri scarti, per esempio la parte vegetale dei chicchi di caffé prima della lavorazione. Tutto ciò che può dare proteine, zuccheri, aminoacidi viene riciclato per essere poi restituito alla terra». Aperto alle visite anche il Center for plant nutrition sperimentale.

Abs-Acciaierie Bertoli – Dalle scorie (lavate) i nuovi materiali
La torre di raffreddamento ( nella foto ) ricorda il bosco verticale di Milano. È interamente ricoperta di verde. E un bosco di diecimila piante ad alto fusto che si estende per undici ettari avvolge l’Abs-Acciaierie Bertoli Safau di Cargnacco (Ud). L’impianto di abbattimento e raccolta fumi ha previsto una superficie filtrante su un’area di ventiduemila metri quadrati. Il volume delle acque di lavorazione recuperate è pari a due volte il lago di Sauris in Friuli. Abs, nata nel 1988 dalla fusione di due acciaierie storiche («le Officine Bertoli» fondata nel 1813 e «Safau» nel 1934), ha scelto la via della sostenibilità. Qui i rottami prendono nuova vita e l’acciaio torna a fare l’acciaio. Mentre le scorie lavate, trattate, lavorate diventano materia prima certificata per altri cicli produttivi, basamenti stradali e stabilizzazione per le costruzioni edilizie. Abs fa parte del gruppo siderurgico Danieli e fattura ogni anno 1 miliardo di euro dando lavoro a 1.600 nella provincia di Udine. Mitigare l’impatto di un’acciaieria è da sempre una priorità. E il vapor acqueo dei forni sarà riutilizzato presto per riscaldare la cittadella di uffici, mensa e spogliatoi.

Concerie Montebello – Profumo di pelle, la moda con gli scarti
La Conceria Montebello produce pelli destinate ai settori della moda da più di cinquant’anni. Il suo fondatore, Giuseppe Delle Mese, ha abbracciato da subito la filosofia green, consapevole che una conceria, per un retaggio del passato, è ritenuta un luogo inquinante per eccellenza. Qui, mentre con il progetto «centopercento leather» si monitora l’impatto di ogni metro quadrato di pellame prodotto, nel contempo si produce energia fotovoltaica, si alimentano gli impianti con acqua riciclata e gli esterni degli stabilimenti (4500 metri quadrati di superficie) sono stati trattati con una speciale vernice che sintetizza lo smog presente in atmosfera. La materia prima è prevalentemente a chilometro zero: si recuperano, per esempio, i pellami di scarto delle macellerie dove sarebbero considerati rifiuti da smaltire con un pesante impatto ambientale. E si lavora il pellame rigorosamente fresco, dunque salt free (il sale è complesso da smaltire). L’ultimo ambizioso progetto in tema di sostenibilità è la concia senza solfuro. E per promuovere nuovi paradigmi di economia circolare è costante la collaborazione con i ricercatori della Stazione Sperimentale per l’industria delle pelli di Napoli.

Pettenon Cosmetics – Capelli più belli senza sprechi
Quaranta milioni di pezzi prodotti ogni anno, 93 Paesi forniti, due accademie per formare i professionisti del settore Hair e Skin Care, 4 laboratori di ricerca. Si chiama Pettenon Cosmetics e da oltre settant’anni difende il made in Italy in 90 Paesi e 5 continenti. La strada della sostenibilità dell’azienda di San Martino di Lupari (Pd) inizia dalla selezione delle materie prime e prosegue nei laboratori. Lo stabilimento è progettato per ridurre l’impatto ambientale: 3600 mq di pannelli fotovoltaici di ultima generazione producono attualmente circa 200mila kWh annui di energia pulita. E si recupera calore anche grazie a vetrate «basso emissive» e sistemi di isolamento e ricambio dell’aria. E ancora, il reparto di soffiaggio interno consente il recupero ed il riciclo al 100% dei flaconi obsoleti per dar vita a nuovi elementi in plastica, riducendo in tal modo la produzione di rifiuti ed i materiali di scarto. Questa è la storia di una azienda famigliare, nata nel 1946 come impresa artigiana con Mario Pettenon e il braccio destro Arturo Pegorin che dal 1988 ne ha preso le redini con i figli Gianni e Federico.

Tessuti di Sondrio – Canapa e lino, la rivincita in Valtellina
Sostenibilità «per noi vuol dire, prima di tutto, energia solare». Luca Vignaga, ad Marzotto Lab-Tessuti di Sondrio, mostra l’impianto fotovoltaico con 1.053 pannelli, quello per il recupero calore dalle acque reflue e per il processo depurativo. Tessuti di Sondrio è una azienda leader nella produzione di tessuti in cotone, canapa e lino per l’abbigliamento di alta gamma. Ed è una realtà storica che dal 1893 «abita» nel cuore della città con cui ha un legame molto forte. È la Valtellina stessa «a delineare la nostra vocazione green. Scegliamo – aggiunge l’ad – energia pulita, certifichiamo i nostri prodotti per rispettare l’ambiente e noi stessi, investiamo in nuovi progetti tecnologici».
Ogni anno da qui escono cinque milioni di metri di tessuto forti della certificazione biologica (Gots) che attesta l’uso di sostanze a basso impatto ambientale. Si utilizza esclusivamente cotone organico coltivato senza pesticidi e anche le tinture sono naturali, ad acqua, sempre meno impattanti sull’ambiente. L’azienda, che occupa 150 persone, ha un fatturato di 35 milioni di euro.

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