Turisti sostenibili (non per caso)

Corriere della Sera – Buone Notizie / di Fausta Chiesa

Il turismo sostenibile è in crescita. Lo dicono le antenne della Borsa Internazionale del Turismo, la manifestazione di Fiera Milano dedicata agli operatori turistici e ai viaggiatori. «Il turismo lento e sostenibile guida, insieme all’innovazione, le tendenze sia in Italia sia all’estero», confermano dalla Bit.

Ma quando un albergo, un villaggio o una destinazione offrono una vacanza sostenibile? E chi lo stabilisce? «La United Nations World Tourism Organization (Unwto) dice che il turismo è sostenibile quando è capace di assicurare il rispetto dei tre pilastri della sostenibilità», spiega Mariangela Franch, docente al MaST, corso di laurea di Management della Sostenibilità e del Turismo. «Il che significa offrire soggiorni, servizi e pratiche che siano il meno possibile impattanti sull’ambiente e attenti al sociale. Ma anche la sostenibilità economica è importante, perché gli operatori e le organizzazioni devono avere un margine di profitto per garantire la continuità dell’impresa».

Fino a poco tempo fa non esisteva un ente internazionale che certificasse il rispetto dell’ambiente, dei princìpi di giustizia sociale ed economica. Ma con la nascita del Global Sustainable Tourism Council, un’organizzazione internazionale indipendente alla quale partecipa anche Wwf Global, sono stati fissati i criteri di sostenibilità oggettivi per strutture, tour operator e destinazioni turistiche. Il marchio Gstc è riconosciuto dall’Unwto. Ad aver intrapreso il percorso della certificazione è ad esempio l’Azienda per il turismo Valsugana Lagorai. «Il 4 e 5 aprile prossimi sono state fissate le date per la verifica. Se tutto andrà nel verso giusto saremo la prima destinazione italiana certificata e tra le pochissime in Europa», dice l’amministratore delegato Stefano Ravelli. Oggetto della valutazione saranno la raccolta differenziata («oggi al 75 per cento»), la qualità delle acque dei laghi, la raccolta e non dispersione del percolato e lo smaltimento delle acque nere. «Ma è il processo e un sistema che viene certificato», dice Ravelli. «Abbiamo best practice in tutto il territorio. Abbiamo recuperato le baite trasformandole a uso ricettivo evitando altre edificazioni, abbiamo una pista ciclabile di 80 chilometri lungo tutto il fondo valle con la possibilità di tornare in treno grazie all’accordo firmato con le Fs e incentiviamo la mobilità collettiva con i pullman».

Anche la Val di Sole e la Val di Fiemme stanno facendo la conversione da destinazioni turistiche tout court a destinazioni turistiche sostenibili. «Ma senza un’alleanza pubblico-privato in Italia è difficile intraprendere questa strada – commenta Mariangela Franch – e servono anche manager e imprenditori che abbiano competenze specifiche». L’alleanza pubblico-privato è quello che manca al Sud, ma ci sono comunque esempi positivi. «Posso citare il recupero di San Leucio, in provincia di Caserta. Era il luogo della tessitura al tempo dei Borbone ed era stato costruito con una logica di botteghe artigiane, ma anche con un villaggio che desse da abitare alle famiglie. Ora è stato recuperato in chiave sostenibile dal punto di vista ambientale».

Esempio di struttura sostenibile è Casa Babi in Mozambico, che ha vinto il Green Travel Award per la categoria «Green Accomodation Estero» alla Bit del 2018. L’italiana Sabrina Rocco, che ha creato e gestisce il resort, spiega come ha fatto a vincere il premio. «Il resort è stato costruito utilizzando o riciclando materiali locali e con manodopera locale. L’acqua è scaldata dall’energia solare, c’è il ventilatore (e non l’aria condizionata perché oltre a sprecare energia elettrica, inquina e fa rumore). Si cucina con prodotti a km 0, nel retro c’è un orto e un frutteto dove non si usano pesticidi e il pesce è comprato da pescatori locali. I prodotti messi a disposizione nelle stanze sono in contenitori di vetro riciclato. Al bar non abbiamo cannucce di plastica, ma di bambù prodotte da un gruppo di donne mozambicane».

Se dal lato dell’industria qualcosa si muove, nel frattempo anche noi turisti possiamo metterci del nostro, non soltanto scegliendo una struttura o una destinazione sostenibili, ma comportandoci bene. Come? Anche qui la «bibbia» è l’Unwto, che ha declinato i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda al 2030 dell’Onu in chiave turistica (vedere le indicazioni nei box della pagina). A cui tutti possiamo ispirarci quando viaggiamo.

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